lunedì 10 dicembre 2012

Perchè il Popolo della Libertà ha tolto la fiducia al governo Monti? Ecco la verità.


La rappresentazione della «mossa di Berlusconi» data da Andrea Ferrari su L’Eco di venerdì 7 dicembre, è decisamente fuorviante e merita alcune precisazioni.
Il ritiro della fiducia al governo da parte del Pdl non è frutto di un capriccio, ma è un atto di responsabilità, equivalente a quello a suo tempo compiuto da Berlusconi, quando, pur titolare di un forte mandato popolare e senza avere subito la sfiducia parlamentare, si dimise e consentì la nascita del governo Monti.
Quel governo nasceva in vista di alcuni obiettivi, strettamente connessi tra loro. I duri sacrifici imposti ai cittadini dovevano, infatti, essere finalizzati a ridare fiato all’economia e a porre basi per la crescita. Ma il rigore ha finito per diventare fine a se stesso, penalizzando i tradizionali punti di forza del sistema Paese: le piccole e medie imprese, le famiglie e i comuni.
La cura Monti, insomma, non ha funzionato come ci si aspettava. Lo confermano i recenti dati sull’impoverimento del ceto medio e sulla retrocessione degli indicatori della crescita: dal Pil ai consumi, dalla produzione all’occupazione. La ragione di questo fallimento è tutta politica: pur guidato da un moderato, il governo ha, di fatto, subìto i pesanti condizionamenti della sinistra.
Quanto al riferimento all’aumento dello spread, presentato come un effetto della posizione del Pdl, va precisato che la credibilità di un Paese è ancorata alla chiarezza delle prospettive politiche e alla riconoscibilità delle scelte dei leader. Del resto, ai mercati è già nota la scadenza naturale della legislatura in primavera: non sarà l’anticipo di qualche settimana a sconvolgere il quadro. Inoltre, l’accorpamento delle elezioni politiche e di quelle regionali, al fine di evitare inutili sprechi, è una questione di elementare buon senso di questi tempi. L’immagine del Paese viene, semmai, danneggiata da una prospettiva post-elettorale incerta, sia in merito alla leadership sia in merito alle possibili maggioranze di governo. Di certo, la confusa e contraddittoria coalizione Bersani-Vendola-Camusso, con i suoi rigurgiti populistici e demagogici, non pare la più adatta a rassicurare i mercati.
Insomma, sarebbe da irresponsabile, per un leader come Berlusconi, a fronte del fallimento del governo tecnico, non lavorare alacremente per la costruzione di una prospettiva di governo forte e credibile, insieme alla Lega di Roberto Maroni a tutti quelli che, come la maggioranza degli italiani, non si riconoscono nel centrosinistra.

Di Gregorio Fontana, deputato del collegio di Dalmine.

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